I percorsi della memoria

La Guerra italo – austriaca del 1915-1918, evento relativamente modesto se considerato nel più vasto contesto del primo conflitto mondiale, rappresentò per il massiccio di Rava – Cima d’Asta una pietra miliare nel rapporto uomo – montagna.

Il lentissimo, quasi statico processo di antropizzazione che aveva caratterizzato l’area nel secolo precedente subì in quegli anni un’impressionante accelerazione che toccò l’apice nel 1917 per cessare bruscamente dopo la ritirata italiana conseguente all’offensiva austro – tedesca di Caporetto, per poi mantenersi irrilevante fino al termine del conflitto.

La strada, anche nel senso letterale del termine, ormai era tracciata: le esigenze della logistica militare avevano determinato il graduale sviluppo di una preziosissima viabilità sentieristica e stradale di media e d’alta quota.

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LA VAL CAMPELLE NELLA GRANDE GUERRA

Negli anni Venti e Trenta furono dapprima soprattutto i pastori e i “recuperanti” di materiale bellico a ripercorrere quegli itinerari e, sempre in maggior numero, i semplici escursionisti e gli appassionati di montagna.
Sui sentieri e sulle mulattiere che avevano preteso il sudore e spesso il sangue di centinaia di combattenti dell’uno e dell’altro schieramento si snoda ora l’odierna sentieristica gestita dalle sezioni S.A.T. di Borgo Valsugana, Pieve Tesino e dal Comune di Scurelle.
Ora, a distanza di cento anni da quella triste pagina della nostra storia, sempre più numerosi sono gli escursionisti appassionati degli avvenimenti bellici che ebbero luogo tra il 1915 e il 1917 sui nostri monti.
Già da qualche anno, con notevole successo di partecipazione, la locale Associazione Pro.va.l organizza delle visite guidate alle trincee e ai numerosi camminamenti ancora presenti su Lagorai con il dott. Luca Girotto, scrittore ed esperto conoscitore della zona, autore di alcuni saggi che hanno portato finalmente alla luce i vari fatti bellici avvenuti sui monti che circondano la Val Campelle durante il primo conflitto mondiale

Principali avvenimenti nel Gruppo Rava – Cima d’Asta dal 1915 al 1917.

Le operazioni militari nella zona di Cima d’Asta Forcella Magna, Buse Todesche iniziarono immediatamente dopo la dichiarazione di guerra dell’Italia all’Austria, il 24 maggio 1915.
La penetrazione italiana fu praticamente incontrastata dato che i piani difensivi austriaci non prevedevano di mantenere il possesso del nodo montano di Cima d’Asta. La scelta strategica nel settore di confine compreso tra le valli del Brenta e del Cismon era stata infatti quella di ripiegare sul crinale principale della catena del Lagorai che, per le sue caratteristiche orografiche offriva le migliori possibilità di una difesa efficace e durevole anche con le esigue forze a disposizione dei comandi austroungarici del 1915.
Risale al 4 giugno 1915 la prima ricognizione su Forcella Magna dopo che già da qualche giorno gli alpini del Btg. Feltre pattugliavano cautamente il crinale principale del sottogruppo di Tolvà e della forcella di Val Regana. Fu solamente dopo l’ispezione del 17 giugno in Val Cismon da parte del comandante della I Armata che venne ordinato il mantenimento dei presidi stabiliti sulle due fondamentali posizioni.
Solamente tra il 15 e il 16 agosto infatti, nell’ambito del secondo sbalzo offensivo italiano nel settore Brenta-Cismon, il Battaglione Val Cismon, da Pieve Tesino si distribuì senza incontrare nessuna resistenza su tutto il crinale compreso tra Forcella Magna e Forcela Ravetta, occupando nel contempo le valli di Rudole e di Caldenave.
Agli inizi del settembre 1915 tutto il massiccio di Rava Cima d’Asta era presidiato dagli italiani che schieravano le loro postazioni avanzate fino alla Cima Socede.
Il 18 ottobre 1915, nel quadro delle operazioni offensive oltre il torrente Maso di Spinelle contro monte Valpiana e il Montalon, tre plotoni della 264° Compagnia del Val Cismon occupavano stabilmente Col di San Giovanni consentendo il tal modo il controllo completo sul Passo Cinque Croci e tutta la zona tra Cima Socede e Forcella Magna.
Quella di Col San Giovanni fu comunque un’occupazione effimera: ripreso l’8 novembre dagli austriaci con un attacco improvviso e nuovamente occupato il giorno successivo da una compagnia di fanti, già l’11 dello stesso mese dovette essere abbandonato causa le insormontabili difficoltà di rifornimento e di collegamento.
Si tentò tuttavia di mantenere il controllo della posizione troppo lontana dalla linea di fronte principale con frequenti pattugliamenti.
Fra l’estate del 1916 e l’autunno del 1917 furono effettuati nella zona tra Forcella Magna e Forcella Buse Todesche grandi lavori fortificatori e stradali molti dei quali ancora oggi perfettamente conservati.
Il 17 aprile 1916 gli italiani occuparono di nuovo Col di San Giovanni, ma una seria minaccia contro gli stessi si presentava nel mese di maggio: 16 maggio iniziò la Strafexpedition, la “spedizione punitiva” così definita dagli italiani, “offensiva di primavera” per gli austriaci, quale “vendetta” contro l’Austria per non aver tenuto fede al “patto di non belligeranza” che avrebbe dovuto impegnare il Regno d’Italia a non entrare in guerra contro l’Impero asburgico.
Il giorno stesso gli austriaci occuparono Col di San Giovanni; il 25 maggio fu la volta di Cima Socede, Croz di Consèria, Cima Cenon e Cima Primalunetta, postazioni dalle quali potevano nascere serie minacce contro le principali linee italiane.
Il 26 maggio ebbe luogo la tristemente famosa battaglia di Monte Cima in cui persero la vita più di 500 soldati austroungarici ed altrettanti alpini e fanti italiani.
Il 16 giugno si perse nel sangue un violento attacco italiano teso alla riconquista di Cima Socede e Col di San Giovanni.
Dal 3 al 6 luglio l’Esercito Italiano organizzò la sua controffensiva a seguito della quale tutte le postazioni perse nel mese di maggio vennero riconquistate.
L’inverno tra il 1916 e il 1917 portò sofferenze e lutti anche sui monti del massiccio di Rava Cima d’Asta con precipitazioni che a Forcella Magna superarono complessivamente i 14 metri di neve.
Il giorno più tragico fu il 13 dicembre quando un forte e caldo scirocco ed una pioggia intensa diedero il colpo di grazia alle sovraccariche cornici nevose: le enormi valanghe distaccatesi in quella serata causarono oltre venti morti.
La più imponente travolse le baracche della sanità in loc. Monte Castelletto- Focella Fierollo dove i morti furono 15.
Per mesi ogni spostamento e rifornimento fu oltremodo difficoltoso nonostante l’ottima viabilità sviluppata.
Il cedimento del fronte orientale in seguito all’offensiva austro – tedesca dell’ottobre 1917 mise in grave crisi con l’incombente minaccia di aggiramento anche il dispositivo militare italiano del settore Valsugana – Vanoi – Cismon.
Il ripiegamento conseguentemente deciso dal Comando Supremo prevedeva il rischieramento dell’esercito dall’Adriatico al Canal di Brenta passando pe5r il corso del fiume Piave e per il massiccio del Grappa.
Tra le truppe destinate a presidiare quest’ultimo nodo montano vi erano i reparti che fino ad ottobre occupavano le Cime di Rava Cima d’Asta e che solo ai primi di novembre erano stati informati della imminente ritirata.
Fu possibile asportare buona parte del materiale e salvare quasi tutte le artiglierie, ma l’incauto incendio delle teleferiche richiamò l’attenzione degli austriaci, costringendo la retroguardia del battaglione Val Brenta a brevi combattimenti per trattenere le pattuglie avversarie davanti a Forcella Magna.